Printed in Beirut di Jabbour Douaihy un thriller in cui niente è come sembra

In un’afosa mattina d’estate, Farid Abu Chaar arriva a Beirut alla ricerca di un editore che si convinca dell’eccezionalità del suo manoscritto e decida di pubblicarlo. Ma una dopo l’altra le case editrici lo rifiutano: chi non pubblica più narrativa e poesia, chi propone un’edizione limitata a spese dell’autore e chi si occupa solo di libri antichi. I più schietti lo dicono direttamente:
“ormai nessuno legge più”. Anche l’ultimo dei suoi incontri è sfortunato: Abdallah Karam, detto Dudule, non accetta di pubblicare il suo manoscritto, ma a sorpresa gli offre un lavoro come correttore di bozze presso la sua casa editrice, la Karam Bros.
La casa editrice, un tempo tra le più importanti del Libano, è immersa in un’atmosfera di pigrizia, noia rarefatta e lusso decadente. Pur infastidito dal lavoro di revisione di testi che disprezza, Farid accetta, continuando però a sognare la pubblicazione del manoscritto, conservato in un quadernetto rosso da cui non si separa mai.
Una sera però il manoscritto scompare nel nulla, per poi ricomparire in una stampa di pregio. Non ci vuole molto a Farid per capire che dietro al fatto ci sia la mano di Persefone Melki, la splendida moglie del suo capo che, per noia e frustrazione, inizia un gioco di seduzione con il giovane. E non solo; la carta su cui è stampato è la stessa con cui la tipografia stampa banconote false da diffondere in Europa. Farid si ritrova coinvolto in un'inchiesta internazionale e in una relazione illecita, e scoprirà che la Karam Bros non è una semplice casa editrice.

Jabbour Douaihy
Nato a Zgharta, nel nord del Libano, ha insegnato Letteratura Francese alla Lebanese University. È stato un romanziere di notevole successo, finalista dell’International Prize for Arabic Fiction 2008. In Italia è conosciuto per i libri Pioggia di giugno e San Giorgio guardava altrove.