Sono nata nelle Marche, sul mare. E il mare mi manca.
Da piccola volevo fare l'archeologa. Un giorno lessi nella biografia di Schliemann che conosceva diciassette lingue e decisi di cominciare da lì. Mi sono fermata.
Inglese, francese, tedesco. Al liceo.
Dove un professore di greco una mattina ci lesse Il cappotto di Gogol'.
E toccò al russo e al ceco. All'università.
Dove scoprii che gli scrittori russi si vogliono tutti "usciti dal cappotto di Gogol'". Non solo loro. Anche qualcuno dei loro traduttori.
Giocavo a basket. Ho dovuto smettere, a Venezia.
Andavo in bicicletta. Ho preferito smettere, a Milano.
Traduco. E confido di non dover smettere.